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Le libere donne di Magliano, de Mario Tobino

Lecture par Filomena Oppido
Durée: 4 min.

Oggi è arrivata, proveniente da Firenze, una malata, una matta, giovane, fresca, alta, con lo stampo della salute fisica. Quando sono entrato nel reparto era seduta a letto e mangiava con golosità. Aveva la camicia aperta sì che si vedeva comodamente un seno. Non aveva alcun pudore, neppure la finzione del pudore. È affetta da schizofrenia, quella malattia mentale che scompone la persona umana rendendola senza senso e senza scopo.

Tutti gli infermieri e le infermiere sono di origine contadina, di secolari famiglie contadine.

È aprile, piove continuamente ed è tornato freddo. Hanno il muso lungo per paura della brinata.

Il manicomio è su un colle, un piccolo colle, nella vasta pianura lucchese. Il colle si chiama Santa Maria delle Grazie, il paese più vicino è Magliano, ed è questo nome che è celebre nella provincia di Lucca. Essere stati a Magliano significa, ridendo, essere stati matti.

Ogni tanto la cupa vita degli infermieri ha una bava di interruzione per un morto.

La prima interrogazione che gli infermieri si fanno, alla notizia che uno di loro è morto, è: se era effettivo o avventizio.

Se era effettivo qualcuno si rallegra e gli brillano gli occhi: al suo posto andrà lui. Se era avventizio c’è indifferenza.

Stamani visita liscia. La Viola si è un po’ calmata. Sembra una libellula. Magra, spiritata, agile. È ancora in cella. Nuda, un materasso per terra. È in una solitudine che lei non sente affatto.

(Le donne magre con l’andare degli anni mantengono di più il respiro giovanile.)

La Sbisà ha nel suo naso la tubercolosi; s’indovina che c’è un roditore in mezzo alla sua faccia. È veneta; pallida, buona. La pazzia la sospinge, contro la sua volontà, a delirare. Stamani diceva con disperazione: “Le parole mi corrono, debbo discorrere, non posso, non posso più”.

Era chiaro che desiderava in qualche modo una soluzione, cioè la pace, che può essere anche la morte.

Piove ancora e i matti sono tutti nelle sale a urlare e gesticolare selvaggiamente. In queste sale chiamate “di soggiorno” c’è un puzzo di bestia e di umido.

Il manicomio si divide in maschile e femminile. Ciascuna divisione è ordinata e disposta secondo il grado di agitazione e pericolosità. Si parte dai tranquilli e si arriva agli agitati, tutti hanno deliri; alcuni come bestie ruminano cibi e respirano.

Nel manicomio tutto si svolge tra i muri. E’ un castello che contiene 1039 matti, circa duecento infermieri e, a quest’ora, un medico e 19 suore.

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