Paesi tuoi, de Cesare Pavese

Cominciò a lavorarmi sulla porta. Io gli avevo detto che non era la prima volta che uscivo di là e che un uomo come lui doveva provare anche quello, ma ecco che si mette a ridere facendo il malizioso come fossimo uomo e donna in un prato, e si butta sotto il braccio il fagotto e mi dice: – Bisognerebbe non avere mio padre- .

Lecture par Valentina Iuvara
Durée: 3:08 min.

Cominciò a lavorarmi sulla porta. Io gli avevo detto che non era la prima volta che uscivo di là e che un uomo come lui doveva provare anche quello, ma ecco che si mette a ridere facendo il malizioso come fossimo uomo e donna in un prato, e si butta sotto il braccio il fagotto e mi dice: – Bisognerebbe non avere mio padre- . Che gli scappasse da ridere me l’aspettavo, perché un goffo come quello non esce di là dentro senza fare matterie, ma era un ridere con malizia, di quelli che si fanno per aprire un discorso. – Stasera mangerai la gallina con tuo padre, – gli dico guardando la strada. – La prima volta che si esce dal giudiziario, a casa ti fanno la festa di nozze-. Lui mi veniva dietro e mi stava attorno come se il carrettino dei gelati che passava a tutta corsa minacciasse noi due pedoni. Non aveva mai attraversato un corso, si vede, o mi stava già lavorando. Mi ricordo che né io né lui ci voltammo a guardare le Carceri. Faceva effetto vedere le piante spesse del viale e faceva anche un gran caldo, tanto che sudavo tutto, per via della cravatta stretta. Faceva caldo come là dentro, e a un certo punto avevamo scantonato in mezzo al sole.

– Non c’è nessuno in queste strade, – sento che dice tutto calmo, come se fosse a casa sua. Pareva già tranquillo e neanche s’accorgeva che andavamo come i buoi senza sapere dove, lui col suo fazzoletto rosso al collo, il suo fagotto, e le sue brache di fustagno. Questi goffi di campagna non capiscono un uomo che, per quanto navigato, messo fuori un bel mattino si trova scentrato e non sa cosa fare. Perché uno poteva anche aspettarselo ma, quando lo rilasciano, lì per lì non si sente ancora di questo mondo e batte le strade come uno scappato da casa.

– Andiamo almeno all’ombra; non ci costa un centesimo, – gli dico tirandolo sul marciapiede.

Lui viene e ripiglia a lamentarsi. Faceva il discorso che mi aveva già fatto disteso sulla branda uno di quei giorni. Che suo padre in quella stagione secca aveva bisogno di braccia e aveva gridato ai carabinieri che aspettassero a prendergli il figlio dopo il raccolto, e al carcere mandamentale s’era fermato sotto la grata a minacciarlo e voleva intentare causa per danni ai padroni della casa bruciata.

Photo by Joanna Nix

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